Nel mondo della logistica, l’efficienza e l’ottimizzazione di tempi e spazi è da sempre la chiave per mantenere alta la competitività. E negli ultimi tempi lo è ancor di più, considerata la necessità di accelerare le operazioni di magazzino per garantire ai clienti finali la ricezione dei propri ordini nel minor tempo possibile, così come d’altronde hanno da tempo abituato i grandi colossi.
Dalla loro diffusione nel settore della logistica durante gli anni ’90 ad oggi, i sistemi Pick to light e Put to light (PTL), hanno rivoluzionato i processi di raccolta e posizionamento degli articoli nei magazzini e nei centri di distribuzione. Se il Pick to light utilizza indicatori luminosi per guidare gli operatori nel prelievo degli articoli dagli scaffali, il Put to light li assiste invece nel posizionamento accurato degli articoli prelevati. Come vedremo in questo articolo, frutto di una chiacchierata con Matteo Corazza, PO di Stesi, questi sistemi ottimizzano i flussi di lavoro, riducono gli errori e accelerano le operazioni di magazzino, consentendo alle imprese di migliorare la soddisfazione del cliente.
Che cos’è il PTL
La sigla PTL viene comunemente utilizzata per far riferimento a un sistema innovativo che sfrutta piccole luci, e a volte piccoli display, per agevolare le operazioni di magazzino degli operatori umani. Questa sigla in realtà fa riferimento, tuttavia, a due sistemi diversi, che vengono cioè utilizzati per ottimizzare due operazioni distinte: da un lato, il prelievo della merce (Pick to light), e dall’altra il suo posizionamento (Put to light).
Pick to light
Il PTL inteso in quanto Pick to light è uno strumento hardware progettato per ottimizzare il processo di prelievo del materiale nei magazzini e nei centri di distribuzione. Consiste di piccole luci e display, montati sulle scaffalature, che guidano l’operatore durante l’attività di prelievo.
“Sostanzialmente, le luci si accendono in corrispondenza dell’ubicazione della merce che dev’essere prelevata, mentre i display”, ci racconta Matteo Corazza, “offrono agli operatori eventuali informazioni aggiuntive, come ad esempio la quantità di merce da prelevare”.
L’obiettivo del sistema Pick to light è semplice: minimizzare gli errori e massimizzare l’efficienza dell’operatore, liberandolo dalla necessità di dover portare con sé un terminale da utilizzare per segnalare man mano le proprie attività, ad esempio sparando le etichette della merce prelevata. “Un sistema come quello Pick to light garantisce agli operatori il grande vantaggio di poter lavorare a mani libere. Per segnalare di aver eseguito l’attività basta infatti premere la luce in corrispondenza della merce da prelevare perché si tratta in realtà di veri e propri pulsanti”. La diretta conseguenza è naturalmente una maggior velocità da parte dell’operatore, che può tra l’altro prelevare il materiale, gestirlo e maneggiarlo con maggior agilità, anche quando si tratta di lavorare contemporaneamente al prelievo di più ordini.
Ma come funziona esattamente il sistema PTL quando si gestiscono più ordini?
“La cosa interessante di questo sistema è che si possono liberamente impostare luci di colori diversi”, spiega Matteo, “e segnalare così all’operatore che si sta occupando di più di un ordine. Ad esempio, la luce blu gli indica che si tratta dell’ordine 1 mentre quella gialla che si tratta dell’ordine 2, aiutandolo così a smistare il materiale”.
Put to light
“Il Put to light prevede in realtà la messa in opera degli stessi device, luci e display, questa volta però per aiutare gli operatori nella collocazione della merce in magazzino”.
In questo caso, insomma, le luci hanno lo scopo di indicare all’operatore dove deve essere collocato il materiale, semplificando le operazioni di smistamento della merce. Una possibilità, questa, particolarmente preziosa soprattutto nei casi in cui l’operatore stia portando con sé più materiale e quindi lavorando a più ordini contemporaneamente.
Ancora una volta, l’obiettivo del sistema Put to light è quello di agevolare le operazioni in magazzino, liberando gli operatori dalla necessità di andare a consultare schermi o di portare sempre con sé dei terminali. La guida delle luci garantisce poi una maggior efficienza e sicurezza in magazzino, permettendo agli operatori di concentrarsi su ciò che più conta.
Un caso d’uso del sistema Put to Light
Per spiegare al meglio i vantaggi dell’applicazione del sistema Put to light, Matteo ha deciso di raccontare l’esperienza di BRN, specializzato nella produzione di componenti per biciclette che da tempo da uso del WMS silwa: “Nel caso di BRN, il materiale viene fatto uscire da 13 magazzini verticali suddivisi in 3 gruppi. Per ogni gruppo di magazzini esiste poi uno scaffale con 40 posti, ognuno dei quali dotato di una semplice cassettina di plastica. silwa non solo comunica ai 13 magazzini verticali tutti gli ordini della giornata, ma definisce anche l’ordine migliore per il prelievo, così da renderlo il più veloce ed efficace possibile. Ad esempio, se si tratta di gestire 100 ordini, silwa è in grado di agevolare le operazioni di prelievo garantendo la lavorazione parallela di più ordini, secondo la logica più adatta per limitare al massimo gli spostamenti degli operatori, che non devono così occuparsi di un singolo ordine per volta. Ecco quindi che se lo stesso articolo è presente su 20 ordini, all’operatore viene segnalato di prelevare 20 pezzi.”
Ma come fa poi l’operatore a sapere come smistare questi 20 pezzi? “Quando l’operatore preleva i pezzi, conferma l’operazione premendo la luce e inviando quindi un segnale immediato a Silwa® che nel giro di millisecondi illumina tutte le lampadine degli scaffali in cui la merce dovrà essere collocata”. Insomma, grazie al sistema Put to light (nel caso di BRN associato al Pick to light) per l’operatore si tratta semplicemente di prelevare la merce, segnalare l’avvenuta operazione e poi seguire nuovamente le luci, che una volta fuori dal magazzino verticale e raggiunto lo scaffale con i 40 posti chiariranno dove e come smistare la merce. Anche in questo caso, per segnalare l’avvenuta operazione sarà poi sufficiente premere la luce corrispondente all’ubicazione indicata.
“Una cosa interessante da considerare è che un sistema Put to light associato a un buon WMS consente anche di fare alcune personalizzazioni. Ad esempio, per BRN abbiamo utilizzato un set di 13 colori diversi, uno per magazzino verticale, così da semplificare ancor di più le operazioni di smistamento della merce, considerando che in ogni magazzino e gruppo di magazzini lavorano contemporaneamente più persone. Se l’operatore lavora al magazzino verticale con la luce blu, ad esempio, sa che dovrà seguire la luce blu anche per ricollocare la merce senza considerare le luci di altri colori, che fanno invece riferimento agli altri magazzini”.
Pick to light e Put to light: quando usarli
Come abbiamo visto dal caso d’uso appena citato, è naturale che il sistema Pick to light e quello Put to light vengano spesso utilizzati insieme, per semplificare così sia le fasi di prelievo sia quelle di riposizionamento della merce. In casi come questo, infatti, è evidente che le operazioni vengono svolte in modo decisamente più veloce e ottimizzato, semplificando quindi le attività degli operatori.
Ma quali aziende dovrebbero considerare l’introduzione di questi sistemi nei propri magazzini?
“In linea generale”, racconta Matteo, “questi sistemi si adattano bene a tutti quei casi in cui gli operatori sono soliti lavorare con merce di piccole dimensioni, facile da maneggiare, e che spesso deve essere smistata in più ordini, com’è tipico degli e-commerce ad esempio. Dobbiamo ricordare che uno degli obiettivi di questi sistemi è quello di abbattere i tempi di preparazione degli ordini, quindi se di ordini ce ne sono tanti, e magari tutti composti da qualche pezzo, diventa necessario fare un’operazione di batch picking, ovvero prelevare contemporaneamente la merce che dovrà poi essere smistata nei vari ordini. E al di là del prelievo, poi si tratta di ottimizzare la fase di ricollocazione della merce: il sistema di Put to light semplifica uno smistamento che altrimenti dovrebbe potenzialmente essere gestito da altri operatori, guidati da un terminale”.
L’importanza del giusto WMS
Luci colorate e display sono ovviamente dei sistemi tanto semplici quanto ingegnosi per la semplificazione delle operazioni di magazzino, ma è evidente che per ottenere tutti i vantaggi associati al Pick to Light e Put to light si fa necessario integrare il sistema PTL con un sistema di gestione del magazzino WMS come silwa.
I sistemi PTL, come abbiamo visto, sono retti da un hardware. Attualmente sul mercato ce ne sono molti, ed è qui che entra in campo la consulenza del team di Stesi, ma è utile sottolineare che silwa è perfettamente in grado di interfacciarsi con i vari brand e con le diverse tipologie di strumenti in circolazione, che il cliente può così scegliere a seconda di budget e necessità specifiche.
Il punto è, infatti, che un WMS non si occupa solo di accendere e spegnere delle luci (sebbene, come abbiamo visto, anche questa operazione venga eseguita seguendo precise regole di ottimizzazione delle operazioni), ma anche di fornire tutta una serie di informazioni aggiuntive. Ad esempio, come fa un operatore a sapere quando l’ordine al quale sta lavorando è pronto per passare alla fase successiva? Questo è solo uno dei molteplici compiti aggiuntivi di un WMS come silwa che si occupa infatti di fornire questa informazione all’operatore seguendo specifiche modalità: “in qualche caso può ad esempio far lampeggiare la luce, in altri può essere associato a una stampante e procedere automaticamente alla stampa necessaria per procedere con la spedizione”.
Altri casi d’uso con silwa
Come abbiamo visto, i sistemi Pick to light e Put to light sono molto flessibili e “personalizzabili” a seconda delle esigenze.
Nel caso di Samo, azienda cliente specializzata nella produzione di arredobagno, la novità ha riguardato le etichette. “Generalmente le etichette che forniscono le informazioni sono applicate allo scaffale tramite filo d’alimentazione, ma in Samo si è optato per una soluzione alternativa che prevede invece l’uso di etichette elettroniche luminose che permettono di poter visualizzare molte più informazioni di quelle tradizionali, dove compare invece solo il led. Soluzioni di questo tipo hanno naturalmente dei pro e dei contro che ogni azienda deve valutare. Ad esempio, hanno una velocità di aggiornamento decisamente inferiore a quelle tradizionali, ma possono essere spostate in modo più agile, persino su carrelli mobili”.
E dell’utilità di posizionare le etichette luminose su carrelli mobili ne sa qualcosa Stelvio, che ha ottimizzato ulteriormente la fase di Pick to light e Put to light permettendo all’operatore di preparare fino a 12 ordini in contemporanea. Quel che succede, è che il sistema silwa crea la sequenza di prelievo del materiale all’interno del magazzino lasciando che l’operatore dichiari il prelievo secondo la metodologia tradizionale. In questo modo, silwa riconosce l’avvenuto prelievo e innesca automaticamente l’accensione delle lampadine, occupandosi poi di segnalare, tramite display, la quantità che dev’essere versata in ogni scatola. Alla conferma, quindi con la pressione del pulsante, la luce si spegne e anche lato silwa avviene la conferma dell’avvenuto prelievo e deposito del materiale per l’ordine specifico.
“Generalmente il sistema si applica a scaffali fissi, ma questi esempi dimostrano che è perfettamente adattabile anche a stazioni mobili. Naturalmente, in questi casi a fare la differenza sono le fasi di studio e analisi iniziali, che servono per capire come alimentare e sostenere il metodo PTL scelto, caso per caso”.
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