È ormai ufficiale: la logistica digitalizzata non soltanto sarà il futuro a cui tenderà il settore ma è, di fatto, già realtà per molte aziende dei più svariati settori. A dirlo sono studi e ricerche di settore: secondo uno studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, il 50 per cento delle imprese indica la digitalizzazione come principale fattore per la modernizzazione della propria supply chain e, secondo una ricerca del RISE, laboratorio dell’Università degli studi di Brescia, molte aziende hanno già intrapreso la svolta. Secondo lo studio, infatti, mediamente, le aziende del campione (sono 165), utilizzano già massicciamente tecnologie ben precise: al primo posto ci sono i big data e si registra un exploit dei cobot.

Perché le aziende sono propense alla logistica digitalizzata?

Le aziende propendono verso la logistica digitalizzata come elemento premiante per accrescere la propria efficienza. Le aziende che si avvicinano alla logistica digitalizzata, infatti, non tardano a comprendere di aver intrapreso un percorso la cui strada è segnata dal miglioramento continuo. Ma per avere una visione realistica dei giovamenti introdotti, si deve compiere un ulteriore passo, e cioè misurare le prestazioni. In altre parole, se è vero che le ricadute della logistica digitalizzata sono facilmente tangibili, è altrettanto vero che per avere contezza del miglioramento si devono usare degli indicatori capaci di misurare le performance. In altre parole, c’è bisogno di KPI, key performance indicator. Numeri in grado di descrivere e misurare le prestazioni di un determinato processo, rendendole confrontabili e monitorabili nel tempo.

KPI, pochi ma buoni

Si tratta dunque di indicatori i cui scopi sono il miglioramento della produttività e del servizio e l’ottimizzazione dei costi. Il loro impiego è oggi utile più che mai perché, è sotto gli occhi di tutti, il magazzino, da deposito, è diventato un ambiente sempre più complesso, in cui si gioca la sfida della competitività. Se, infatti, da un lato diminuisce il tempo a disposizione per l’evasione di un ordine – l’e-commerce sta imponendo ritmi forzati – dall’altro aumenta la gamma di referenze. Ne consegue la crescita del numero di codici da gestire e ne deriva la necessità di avere tutto sotto controllo. Occorrono quindi una serie di indicatori chiave per misurare il magazzino e per monitorare il flusso delle merci in entrata e in uscita. In altre parole, occorrono i KPI.

Misurare per migliorare

Sì, ma quali? E quanti? In generale, gli esperti di logistica digitalizzata non indicano un numero preciso – ogni magazzino è un caso a sé – ma sono propensi nell’affermare che sia meglio averne pochi, ma ben selezionati.

Il motivo di questa è scelta è condivisibile: il lavoro del responsabile del magazzino non è (solo) guardare gli indicatori, e pertanto le informazioni davvero utili devono essere riassunte in pochi numeri. In altre parole, si applica la filosofia del tutto è niente: avere tante informazioni o non averne nessuna è di fatto la stessa cosa.

Dunque, per avere un’idea concreta dei risultati portati dalla logistica digitalizzata bastano pochi indicatori, ma buoni. Di sicuro non si può dimenticare di monitorare alcuni nodi fondamentali del processo logistico: KPI relativi al grado di saturazione del magazzino, KPI per il monitoraggio del picking, KPI su resi e stock, in generale, non dovrebbero mai mancare.

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