A due anni di distanza dall’introduzione in Stesi della metodologia Scrum Agile, di cui tempo fa ci aveva parlato il Direttore Operativo Alessio Pavan in questo articolo, come stanno andando le cose? Adottare un approccio più flessibile e collaborativo ai progetti ha apportato vantaggi concreti o ha presto perso tutto il suo appeal?
Introdurre in azienda nuovi modi di lavorare e approcciarsi alle attività, d’altronde, è sempre complesso. Non a caso, anche quando si tratta di introdurre una metodologia nota come quella Agile si tratta sostanzialmente di fare formazione a tutto il team e avviare un vero e proprio cambiamento culturale, che porti le persone ad approcciarsi al lavoro con occhi nuovi. Per scoprire come si è evoluto in Stesi il metodo agile abbiamo scelto di intervistare Anna Barisan, Developer e Scrum Master che si impegna ogni giorno a sostenere il cambiamento nella gestione dei progetti e dei team di lavoro.
Cos’è il metodo Agile Scrum
Il metodo Agile Scrum è un framework nato per assicurare una nuova e più flessibile gestione dei progetti. Questa metodologia di lavoro è nata per la gestione dello sviluppo di prodotti software, ma da tempo ha ufficialmente conquistato moltissime realtà, sia in ambito software che non.
“Il fatto è che i 5 punti fermi di questo metodo di gestione piacciono ad aziende di diversi settori e dimensioni”, racconta Anna, perché si basano su:
- Maggior flessibilità
- Collaborazione
- Efficienza nei processi
- Capacità di rapido adattamento ai cambiamenti
- Qualità dell’output.
Perché scegliere la metodologia Scrum (e abbandonare quella Waterfall)?
“La scelta di introdurre in Stesi la metodologia Agile Scrum risale al 2022, quando il Direttore Operativo Alessio Pavan ha realizzato che per sostenere una realtà in crescita come quella di Stesi, con un numero in aumento sia di clienti che di progetti, la cosa migliore da fare era abbandonare la metodologia Waterfall tradizionale, che rappresentava un ostacolo e un freno non indifferente, e abbracciare un metodo più flessibile”.
Il metodo Waterfall, o appunto a cascata, prevede che il progetto si sviluppi seguendo un approccio sequenziale delle fasi di lavoro. La fase B, ad esempio, può avere inizio solo ed esclusivamente terminata la fase A, e a sua volta sblocca, quando conclusa, l’avvio della fase C successiva.
“Uno dei vantaggi principali del metodo Agile Scrum è invece la flessibilità. Una flessibilità che consente agli sviluppatori di lavorare persino a più progetti contemporaneamente, senza dar vita a fastidiosi colli di bottiglia che rallentano i progetti”, spiega Anna.
Il nome stesso, tratto dal mondo del rugby in cui identifica la fase di gioco della mischia, sottolinea d’altronde un aspetto chiave di questo nuovo approccio: il gruppo lavora insieme per il raggiungimento dello scopo e dell’obiettivo comune ed è la collaborazione a rappresentare l’elemento segreto per il successo.
La flessibilità del metodo Agile: tutto merito degli sprint
Ma da che cosa dipende questa famosa flessibilità?
“Il metodo Agile Scrum si basa sugli sprint”, racconta Anna”, ovvero degli archi temporali, generalmente compresi tra 1 e 4 settimane, durante i quali si concentra il lavoro”.
Ad ogni sprint concluso, se ne apre uno nuovo, dando vita così ad una ciclicità che consente di passare dalle prime alle ultime fasi del progetto.
“A rendere questa metodologia così interessante è proprio questa ciclicità. Detta in parole semplici, alla fine di ogni sprint viene rilasciato un risultato parziale noto, nella metodologia Giant Scrum, come valore incrementale”. A differenza di quanto accade adottando il tradizionale metodo Waterfall, che consente di arrivare al risultato solo ed esclusivamente alla fine dell’intero processo, quello Agile Scrum permette di offrire al cliente un prodotto o una funzionalità da testare e con cui familiarizzare. “In un certo senso”, conclude Anna, “il feedback del cliente diventa parte integrante del processo. Provata la funzionalità o la parte di prodotto rilasciata alla fine di uno sprint, il cliente può infatti fornire alcune considerazioni personali aiutando il progetto a proseguire in linea con le aspettative”.
Le figure chiave del metodo Agile
Le persone e figure che sono coinvolte all’interno degli sprint sono molte: dal Product Owner al Team Leader fino allo Scrum Master e agli sviluppatori veri e propri.
- Product Owner: è la figura che si interfaccia con i clienti per curarne gli interessi nel corso del progetto. Raccogliendo richieste e specifiche, definisce le priorità e fa poi da tramite con il resto dell’azienda, stabilendo i singoli task da affidare al team di sviluppatori.
- Team Leader: non ufficialmente prevista nella metodologia Scrum Agile, la figura del Team Leader è stata introdotta da Stesi per fornire un punto di riferimento tanto al team operativo quanto al Product Owner. Il Team Leader è a tutti gli effetti un membro del team ma gli vengono conferite maggiori responsabilità in termini di leadership, dovendosi confrontare con le figure operative per fungere poi da intermediario con il Product Owner.
- Scrum Master: è il facilitatore che si occupa di controllare e supervisionare la corretta applicazione del metodo Scrum Agile. Questa figura non sono si assicura dell’applicazione dei processi e delle pratiche della metodologia, ma lavora costantemente per renderla più efficiente ed efficace, individuando eventuali migliorie e raccogliendo proposte, idee e considerazioni da parte del team operativo.
- Team di sviluppatori: è il team operativo. Attualmente in Stesi ogni team è composto da 5 persone.
Tutte queste figure, naturalmente, collaborano insieme e mantengono costante la comunicazione tra loro.
Come funziona uno sprint
Come abbiamo visto, alla base del metodo Agile Scrum ci sono una serie di sprint, ma di momenti chiave ce ne sono diversi.
Il primo è sicuramente la Cerimonia che viene chiamata Sprint Planning. “Allo Sprint Planning partecipa tutto il team, Product Owner compreso, perché è il momento in cui i task vengono stimati e inseriti all’interno dello sprint e vengono definire le priorità”.
In Stesi, per la stima dei task si è deciso di utilizzare una procedura di votazione tramite cartellini, che permette a tutti i membri del team di ipotizzare l’effort dell’attività a partire da un’unità di misura che è stata di recente modifica per meglio adattarsi alle esigenze interne. Una pratica, questa, che accresce la portata della metodologia Scrum Agile, mettendo il team davanti alla necessità di familiarizzare con le tempistiche e le previsioni dell’effort che da sempre rappresentano un punto debole per le figure operative. Questo, non tanto perché le figure operative non hanno la capacità di stimare i tempi necessari a portare a termine i task, quanto perché generalmente questa informazione viene loro data dall’alto, ponendoli di fronte ad una scadenza imposta sulla quale non hanno voce in capitolo.
Per massimizzare la comunicazione e la collaborazione tra le figure parte del team, in Stesi si è inoltre deciso di rendere i task uno sforzo condiviso: ad uno sviluppatore viene richiesto di completare il task e ad un altro di testarlo.
Il metodo Agile tra Review e Retrospettiva
Una volta chiuso uno sprint, può avere inizio la cosiddetta Review. Durante questa cerimonia, alcune delle persone a cui sono stati affidati i task mostrano i risultati dell’attività del team al Product Owner, che può così certificare la chiusura dei task e accordarsi poi con il cliente per il rilascio delle funzionalità appena prodotte. “In Stesi, per questioni di praticità, abbiamo scelto di variare la classica Review del metodo Agile. Secondo la teoria, infatti, tutti dovrebbero partecipare a questa cerimonia. Ma incentivando la collaborazione tra le figure operative sin dalla fase di realizzazione del task, tra attività e testing, ci siamo garantiti il perfetto allineamento del team ancor prima di arrivare a questa fase, per cui abbiamo scelto di coinvolgere alcune persone alla volta nel corso della Review”.
Infine, considerata l’importanza del miglioramento continuo e della comunicazione nella metodologia Agile, non sorprende che ogni sprint, oltre alla Review, preveda anche la Retrospettiva. “Si tratta di un momento in cui è possibile analizzare come sono andate le settimane di attività e confrontarsi per capire se ci sono dei suggerimenti o dei contributi migliorativi alla gestione del progetto. In questo senso, ogni proposta funzionale viene implementata sin dallo sprint successivo.
La personalizzazione del metodo
Come abbiamo potuto vedere sin qui, in Stesi di novità e modifiche al metodo Agile “ufficiale” ne sono state fatte diverse. “Uno dei compiti dello Scrum Master è anche riconoscere che fermarsi alle pratiche teoriche non è necessariamente la scelta migliore, anzi. Il metodo deve e può essere ottimizzato per adattarsi al meglio alle attività e alle esigenze del team e, in fondo, le Review e le Retrospettive servono proprio a garantire questo miglioramento continuo”.
Ecco perché un altro momento chiave del metodo sono le riunioni giornaliere, le Daily Scrum, che permettono alle figure operative del team di comunicare agli altri che cosa hanno fatto il giorno precedente, che cosa faranno in giornata e quali sono le problematiche e criticità che hanno incontrato. “In questo modo, tutti sono sempre allineati con tutti e tutti mettono a conoscenza dell’intero team la propria esperienza personale: alcune criticità possono essere comuni e devono quindi essere affrontate in modo più organizzativo, altre invece possono essere minori e facili da risolvere, semplicemente adottando la soluzione già testata da qualcun altro”.
Ancora una volta, insomma, a farla da padrona è la collaborazione e la comunicazione.
E da questo punto di vista, il metodo Agile porta con sé una serie di vantaggi “imprevisti” che si rivelano tuttavia fondamentali.
Da una parte, consente a tutte le persone coinvolte nel team di avere tutte le conoscenze necessarie per supportare il cliente, conoscendo infatti il progetto in tutti i suoi dettagli, dall’altro facilita l’innovazione. “Ogni potenziale miglioria, infatti, può essere implementata in un solo gruppo di lavoro per testare la sua efficacia. In questo modo, la novità viene adottata anche dagli altri gruppi solo se si è rivelata funzionale, mentre in caso contrario viene abbandonata. Questo ci permette di innovare in modo molto più naturale e coraggioso, perché se a testare la novità è solo un team, significa che tutti gli altri proseguono la loro normale attività secondo le procedure consolidate, assicurando la continuità operativa”.
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