Non è obbligatorio farlo, ma in moltissimi casi aiuta: automatizzare il magazzino è un investimento che il più delle volte produce risultati insperati (in positivo).
Soprattutto nelle operazioni faticose e ripetitive, l’automazione introduce un grado di efficienza, sia in termini di tempi, sia in termini di costi, per forza di cose irraggiungibile dal capitale umano. D’altro canto, oggi, automazione significa robot, significa intelligenza artificiale, significa macchine connesse e internet delle cose. In altre parole, significa industry 4.0, dunque un modello di industria ad alto tasso di innovazione tecnologica.
Fatta questa doverosa premessa e specificando che l’automazione è una scelta imprenditoriale che può rivelarsi strategica anche (e soprattutto) nelle realtà più piccole, vi è un altro aspetto da chiarire relativamente all’interfaccia. Infatti, se l’azienda è dotata di gestionali d’antan, l’automazione non è comunque preclusa, a patto che si opti però per un WMS con un’architettura personalizzabile, come per esempio lo è quello di Stesi. Vediamo nel dettaglio.
Automatizzare il magazzino, ma farlo bene
I benefici sono troppo interessanti per rinunciarvi a priori: velocità delle operazioni, riduzione degli errori, minor affaticamento del personale, maggiore sfruttamento degli spazi, sono solo alcuni dei risultati che si raggiungono con l’implementazione dell’automazione in un magazzino.
Non esiste un livello ottimale di automazione, ma esiste il giusto grado di automazione per ciascun magazzino. Per scoprire quale sia quello adatto al proprio, meglio affidarsi a partner dalla comprovata esperienza nella progettazione di magazzini automatizzati: «In 20 anni di esperienza abbiamo visto di tutto – racconta Riccardo Marchionni, Technical Manager di Stesi -. Tecnicamente non esiste magazzino che non possa essere automatizzato».
Naturalmente, per fare in modo che l’automazione sia possibile, alla base ci deve essere un WMS capace di rilevare, elaborare e centralizzare una serie di informazioni relative alle merci e alla loro movimentazione. In altre parole, al WMS spetta il ruolo del regista, ossia di colui che ha sotto controllo tutti i flussi e tutti i processi. Ma, per dirla con le parole di Marchionni, «non esiste un WMS stand alone». Il WMS deve essere in grado di interfacciarsi senza problemi con i sistemi gestionali esistenti, anche se questi ultimi sono datati.
La giusta interfaccia per automatizzare il magazzino
Per alcune aziende, invece, l’interfaccia sembra essere un limite. Alcune rinunciano infatti in partenza all’innovazione perché temono che, per automatizzare il magazzino, si debba intervenire anche su altri aspetti aziendali. In pratica, temono che il WMS del magazzino automatizzato non possa interfacciarsi con vecchi sistemi legacy, per esempio con gli ERP già esistenti. Ma come chiarisce Riccardo Marchionni, l’interfaccia tra sistemi vecchi e nuovi non è un ostacolo: «Per noi i sistemi legacy sono solo il punto di partenza – rassicura -. Nel tempo abbiamo imparato tutte le lingue, l’interfaccia tra i sistemi non è un aspetto che deve preoccupare quando ci si orienta verso l’automazione».
Si può sempre automatizzare il magazzino?
Ci sono però alcuni magazzini che sono davvero preistorici. In questi casi, spiega il manager, per prima cosa si valuta un revamping: il più delle volte si riesce tranquillamente a inserire innovazione anche in magazzini molti datati. In altri casi, invece, ci si accorge che ancor più dell’automazione, sia urgente un processo culturale interno all’azienda che porti a comprendere la necessità di innovazione: «Sono rare – puntualizza Marchionni – ma ci sono alcune situazioni in cui l’automazione va rimandata, perché sono altri gli aspetti prioritari su cui occorre intervenire». «In ogni caso – conclude – occorre sempre ricordare che l’interfaccia tra WMS e sistemi esistenti non è qualcosa di univoco, ma si tratta di un preciso progetto comune». E pertanto, ribadiamolo per l’ultima volta, l’interfaccia non deve spaventare.
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