Anche il gestionale di magazzino deve adeguarsi alle nuove tecnologie: la logistica va verso la robotizzazione e l’automazione dei magazzini. Sì, perché in tempi di estrema competitività, quando l’obiettivo è il miglioramento continuo dei livelli di efficienza e di produttività, solo la gestione, il controllo totale e l’ottimizzazione dei processi possono contribuire in maniera decisiva a centrare l’obiettivo. E la produttività, non se ne abbiano gli operatori, si può aumentare solo con il supporto delle macchine e, ancor di più, dell’intelligenza artificiale. Ma che cosa c’è alla base di un magazzino robotizzato? In realtà nulla di particolarmente complesso, se non l’integrazione di sistemi automatici, robot e WMS. Il quale, inutile quasi dirlo, deve essere flessibile, modulare, versatile. Vediamo nel dettaglio.
Industriale o collaborativo? Il gestionale non ha pregiudizi
I robot industriali – quali sono i trasportatori a rulli, i trasloelevatori, i pallet shuttle – si stando diffondendo perché in grado di svolgere attività ripetitive e pesanti, quale la movimentazione dei pallet. Grazie ad alcuni sensori raccolgono informazioni real time e lavorano in maniera automatica, accrescendo l’efficienza dei processi. Per movimentare le merci si possono scegliere anche i carrelli a guida automatica AGV (Automated Guided Vehicle o, se a fornire la posizione è un laser, LGV), i quali, sapendo dove andare, si muovono autonomamente nei magazzini.
Vi sono poi i robot collaborativi, conosciuti anche come cobot, capaci di movimentare le merci e, anche, di imballarle. Quali robot scegliere? Dipende dal singolo caso e dall’attenta analisi dei flussi. In ogni caso, è importante che il WMS sia aperto ad accogliere nuovi robot anche in momenti diversi, in modo da potergli assegnare compiti ripetitivi, moli importanti di operazioni, movimentazione di merce pesante e voluminosa, qualora se ne presentasse la necessità.
Il robot ci assomiglia, oppure si indossa
Vi sono poi altri robot che possono essere di ausilio nei magazzini logistici: sono gli antropomorfi i quali, se vogliamo, somigliano all’uomo. Ma sono molto più efficienti, tanto da aumentare la velocità dei processi esponenzialmente. Nel merito, esistono i bracci antropomorfi – assemblano e pallettizzano, adattandosi perfettamente sia nella produzione, sia nella logistica – e gli esoscheletri, ossia robot che vengono letteralmente indossati dagli operatori, esattamente come se fossero un abito. In questo modo, il fisico dell’operatore risulta potenziato nei movimenti e nella forza fisica, riducendo così gli sforzi e migliorando il comfort. Anche questi robot possono tranquillamente dialogare con il WMS, a patto che quest’ultimo sia attentamente progettato.
Il ruolo del WMS nel magazzino robotizzato
È chiaro che il software riveste un ruolo determinante nel funzionamento del magazzino robotizzato. Ai WMS viene infatti affidato lo strategico compito di governare questo complesso ecosistema: macchine, robot, AGV, il tutto raccogliendo dati, trasformandoli in informazioni, in modo da ottimizzare tutte le fasi del magazzino. In altre parole, se i robot sono in grado di orientarsi nei magazzini, se non si scontrano con altri robot o con gli operatori, se svolgono il compito giusto, al momento giusto, il merito è sì dei sensori, ma anche del WMS che li governa stando in regia. Sebbene un WMS gestisca un sistema complesso, e pertanto debba essere per forza di cose un software sofisticato, per l’operatore non rappresenta nulla di complicato. Si può infatti interagire con il WMS con quelli che sono gli strumenti di utilizzo quotidiano, anche al di fuori del magazzino, quali sono i tablet e gli smartphone. Il bello dell’automazione è proprio questo: sistemi intelligenti – non per nulla si parla di intelligenza artificiale – semplificano la vita. E, ancor più bello, è che i robot sono capaci di imparare, di apprendere, diventando ancora più autonomi e incisivi nel delicato nodo della logistica di magazzino.
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